Appunti utili per l'esame di Geografia, in cui si analizza il testo "Sistemi urbani, reti logistiche e distretti turistici in Sicilia".
Vengono trattati i temi della trama urbana in Sicilia, complessa e articolata. Vengono trattate in particolare la trama urbana di Caltanissetta, Palermo, Catania, della regione Etnea e del distretto turistico Lilibeo.
Geografia
di Gherardo Fabretti
Appunti utili per l'esame di Geografia, in cui si analizza il testo "Sistemi urbani,
reti logistiche e distretti turistici in Sicilia".
Vengono trattati i temi della trama urbana in Sicilia, complessa e articolata.
Vengono trattate in particolare la trama urbana di Caltanissetta, Palermo,
Catania, della regione Etnea e del distretto turistico Lilibeo.
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Lettere e Filosofia
Esame: Geografia
Docente: Sergio Guglielmino
Titolo del libro: Sistemi urbani, reti logistiche e distretti turistici in
Sicilia
Autore del libro: V. Ruggiero - L. Scrofani
Editore: Patròn
Anno pubblicazione: 20081. La trama urbana in Sicilia
PREMESSA. La trama urbana in Sicilia si presenta come complessa e articolata comprendendo poco meno
di 400 centri abitati diversi per strutture, dimensioni, funzioni e aree di gravitazione. Vediamole.
- Tre città si fregiano del titolo di metropoli regionale: Palermo (682 mila abitanti), Catania (308 mila
abitanti) e Messina (250 mila abitanti).
- Dieci città, escluse le tre prima menzionate, contano più di 50 mila abitanti e svolgono un ruolo sub –
regionale più o meno rilevante: Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento, Trapani, Marsala, Bagheria,
Gela, Vittoria, Modica.
- Una città pur avendo solo 29 mila abitanti svolge comunque importanti funzioni amministrative e
gravitazionali sui dintorni: Enna.
Una trama fitta quella siciliana, che rispecchia l'ininterrotto susseguirsi di conquistatori, ciascuno dei quali
ha voluto lasciare una impronta di sé. È sufficiente ricordare la grande parentesi che va dal 1573 al 1714 con
la dominazione spagnola e borbonica, durante la quale sorsero 113 nuovi centri, quasi sempre per iniziativa
baronale, raramente regia, in funzione della colonizzazione agricola del latifondo. E si pensi poi alla enorme
opera di ricostruzione in Sicilai orientale dopo il devastante terremoto del 1693.
Questa trama è composta da città che prima rivestivano un importante ruolo che oggi hanno perso;
soprattutto quelle delle vaste aree montuose e degli altipiani interni, da sempre segnati dall'economia
cerealicolo – estensiva e la cui trama di fondo degli insediamenti ancora oggi è costituita da agglomerati
urbani a marcata caratterizzazione rurale.
Una trama in cui si innestano le città con un impianto più complesso (Randazzo, Castelvetrano, Caltagirone,
Alcamo, Canicattì, Enna e Caltanissetta) che pur eredi di un illustre passato di città demaniali oggi svolgono
compiti ben meno importanti, condannate sopratuttto dalla secondà metà del Novecento dall'abbandono
delle famiglie tradizionali che in qualche maniera coordinavano le attività economiche cittadine.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 2. L'evoluzione demografica in Sicilia
EVOLUZIONE DEMOGRAFICA E AREE URBANE. L'ultimo censimento ISTAT del 2001 numerava la
popolazione complessiva della regione Sicilia in quasi cinque milioni di abitanti, esattamente 4. 968. 991
con una variazione praticamente inesistente rispetto al censimento del 1991: 0,1 %. Una analisi dettagliata
mostra come cinque province (TP, CL, AG, CL, EN) hanno subito un calo demografico considerevole
mentre CT, PA, RG e ME hanno visto un incremento positivo. Appare poi chiaro come la tendenza degli
abitanti sia alla concentrazione nelle aree costiere settentrionali e orientali, causando ovviamente un
ulteriore spopolamento delle aree dell'entroterra.
La distribuzione della popolazione residente in Sicilia per classi di ampiezza demografica dei comuni vede
al primo posto la dimensione fino a 20. 000 abitanti, seguita da quella a oltre 200. 000. Solo la regione Etnea
e quella Iblea sono aree che presentano favorevoli prospettive di dare vita a sistemi urbani reticolari, dotati
di centri complementari e interagenti.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 3. Lo sviluppo delle funzioni metropolitane in Sicilia
In Sicilia coesistono modelli insediativi alquanto differenti e ciò pone problemi e prospettive di natura
diversa. Se da un lato le conurbazioni costiere evidenziano sostanziali miglioramenti strutturali e
infrastrutturali e un timido processo di decentramento funzionale, con l'avvio di progetti che dovrebbero
accrescerne le funzioni di gateway, dall'altro è sotto gli occhi di tutti l'inarrestabile processo di
depauperamento del loro potenziale economico, ambientale e sociale.
Le città medie e piccole delle aree interne presentano invece delle condizioni abbastanza differenti tra loro,
essendo alcune segnate da un degrado inarrestabile e altre in corso di rinnovamento, alla ricerca di nuove
opportunità. Ma il problema rimane sempre quello di estendere e rafforzare le relazioni di sinergia e
complementarietà tra questi centri, funzionalmente alla creazione di forme di sviluppo come i distretti e i
cluster.
Dato che in Sicilia non è possibile giungere ad un livello urbano superiore, essendo il policentrismo la sua
natura precipua, è necessario sfruttare la sua stessa natura perseguendo alcuni obiettivi chiave:
- Rafforzamento della coesione economica e sociale tramite lo sviluppo delle risorse locali.
- Incentivazione dei processi di acquisizione, elaborazione e diffusione delle informazioni al servizio delle
piccole e medie imprese. 3. Creazione o rafforzamento delle reti tra gli ambiti della produzione, della ricerca
e dell'incentivazione dell'imprenditorialità. Non che i governi regionali non avessero pensato a questi
interventi già da tempo, anzi già nella metà degli anni 80 era stata promulgata la legge n°6 del 1986 che
definiva limiti e funzioni delle aree metropolitane (AM) della Sicilia.
Ci si rendeva conto che le tre grandi AM della Sicilia senza una razionalizzazione del loro sviluppo,
difficilmente avrebbero potuto fare un salto di qualità in funzione di coordinazione di una rete urbana più
fitta. Queste AM secondo la legge 6 avrebbero dovuto:
- Creare sistemi urbani capaci di interrelarsi con il resto del territorio sopranazionale, nazionale e regionale.
- Permettere la pianificazione di settori essenziali per lo sviluppo di una AM (trasporti, edilizia pubblica,
mobilità e viabilità) e massimizzare l'efficienza di gestione di alcuni servizi comuni a tutto il territorio
(trasporti pubblici, acqua e gas, NU).
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 4. Il piano regionale di sviluppo economico -sciale 1992 /1994 della
Sicilia
Fu però subito chiaro come tale legge al momento dell'applicazione mostrava non poche contraddizioni, date
le ambiguità di rapporto tra i vari centri, la scarsa specializzazione dei centri minori e la forte dipendenza
gerarchica del capoluogo. Si palesò dunque più che altro come un forzoso intervento dall'alto, senza basi
solide e con prevedibili conseguenze in termini di conflittualità e incertezza nel processo di sviluppo e
consolidamento delle ipotetiche AM.
Inoltre la legge inficiava gravemente l'autonomia locale delle varie città, che non avevano possibilità di
partecipare alle decisioni comuni. L'ipotesi di una unica grande rete siciliana venne smentita direttamente
dal Piano Regionale di Sviluppo Economico – Sociale 1992 / 1994 che non a caso divideva la regione Sicilia
in quattro grandi sistemi urbani:
- Sistema Sicilia Occidentale PA e TP
- Sistema Sicilia Orientale CT e SR
- Sistema dello Stretto ME e RC
- Sistema Sicilia Centro – Meridionale RG, CL, AG e EN.
Uno spiraglio di rinnovamento sembra essersi aperto con la riforma costituzionale del 2001 che modifica la
Costituzione in senso ampiamente autonomistico delle realtà locali. Il POR 2000 – 2006 poi ha cercato di
confermare una strategia differenziata e flessibile per le diverse tipologie urbane dell'isola e in particolare:
- PA – CT – ME: rafforzamento di funzioni innovative e offerta di nuovi servizi urbani e metropolitani;
potenziamento delle riorganizzazioni funzionali di attività innovative connesse alle vocazioni territoriali;
riqualificazione tecnologica delle infrastrutture con particolare attenzione a quelle che permettono l'accesso
a reti globali o transregionali.
- Sistema dei centri medi + EN: sviluppo di una rete di città; potenziamento di infrastrutture di servizio ai
sistemi produttivi locali; recupero dei centri storici e riorganizzazione del tessuto commerciale ed
artigianale. Possibile raggruppamento dei centri medi in sub – sistemi urbani policentrici.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 5. La disurbanizzazione in Sicilia : le conurbazioni
SUBURBANIZZAZIONE E DIFFUSIONE INSEDIATIVA NELLE CONURBAZIONI COSTIERE. In
Sicilia non sono mai esistiti nelle conurbazioni principali fenomeni riconducibili a processi di
disurbanizzazione, che hanno invece investito le maggiori città europee nella prima metà degli anni '70.
Questo perché in Sicilia mancavano una serie di fondamentali variabili necessarie ad innescare questo
processo (progresso di mezzi e reti di trasporto; modifiche delle condizioni del mercato del lavoro e delle
abitazioni; disponibilità di spazi; agibilità e fruibilità del territorio) così che si è verificato si un fenomeno di
decentramento e ridimensionamento demografico ma non collegabile né alla realizzazione del modello
insediativo della città diffusa (nemmeno per Catania) né a fenomeni di disurbanizzazione, quanto ad un
processo di spill – over che ha determinato invece un fenomeno di suburbanizzazione.
È chiaro come in Sicilia negli ultimi trent'anni lo sviluppo urbano si sia tradotto praticamente solo nella
costruzione di case di abitazione, che hanno generato periferie prive di qualità urbana, quartieri satellite
come lo Zen e Librino caratterizzati dall'isolamento e dall'assenza di un arredo e un'igiene urbana. In Sicilia
è stata notata una pesante forma di decentramento dal core al ring che ha poi investito anche il ring di
secondo livello, specialmente a Catania grazie a opportunità del tutto particolari.
Le maggiori conurbazioni della Sicilia configurano dunque non una transizione dall'urbanizzazione alla
disurbanizzazione ma riallocazioni di attività e di popolazione nell'ambito di una crescita urbano –
metropolitana sempre più estesa. Perché in Sicilia non c'è stata disurbanizzazione? Perché il gap temporale
tra Sicilia ed Europa era abissale e quando nei maggiori centri europei si verificavano diffusi fenomeni di
aggregazione in sistemi a rete, qui si assisteva a una feroce fase di intensa e convulsa urbanizzazione fatta di
abusivismi edilizi e degradazione delle risorse ambientali. I problemi come l'esaltazione della rendita
fondiaria, il mancato risanamento e recupero di quartieri e centri storici; il mancato allestimento di opere di
urbanizzazione nei quartieri in via di espansione generarono i problemi noti a tutti. Solo negli anni 90 si è
cominciato a intravedere qualche spiraglio e pur tra mille difficoltà dopo il 2000 si è tentato un recupero
sulla base dell'assecondamento delle specificità territoriali e organizzative di ogni singola conurbazione. La
nuova normativa sull'elezione diretta del sindaco (legge 7 della Regione Siciliana del 26 agosto 1992) ha
permesso a costoro, in qualche caso, di non dipendere esclusivamente dal partito di riferimento e di fare
emergere le loro capacità di governo del territorio. Rilevante è stato anche il peso dei Fondi strutturali della
UE. Ma ancora tutte i capoluoghi di provincia siciliani, esclusa Ragusa (ma nella sua classe sempre molto
arretrata) figurano nel cluster delle anatre.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 6. Le strutture urbane e l'attività economica in Sicilia
Perché in Sicilia negli ultimi quindici anni i processi di decentramento urbano e di sviluppo metropolitano
hanno avuto solo manifestazioni modeste? Ciò va attribuito specialmente al risultato della localizzazione
sostanzialmente accentrata delle attività economiche e dei servizi più qualificati. È infatti tipico della Sicilia
un modello di localizzazione delle attività industriali e terziarie essenzialmente polarizzato, concentrato nei
tre maggiori capoluoghi dell'isola.
L'industria trova ancora oggi la loro sede privilegiata nelle aree delle periferie urbane e dei comuni
metropolitani dove era stata decentrata tra gli anni 60 e 70: Belpasso, Pantano d'Arci, Misterbianco, Carini,
Termini Imerese, Messina ex ZIR. Certamente esistono anche delle agglomerazioni industriali attive
all'interno dello stesso tessuto urbano delle città maggiori, specialmente a Palermo, e l'Etna Valley, che ha
come essenziale polo di riferimento la ST Microelectronics sta comunque a Pantano d'Arci.
In declino ma pur sempre di importanza dal punto di vista produttivo sono i poli dell'industria di
raffinazione e petrolchimica di Augusta – Priolo, Gela e Milazzo. Quel che resta, insomma, degli
stabilimenti che avevano alimentato le illusioni dell'industrializzazione forzata della Sicilia, imposte dalla
politica centralista nazionale e tramontate alla fine degli anni 70. stabilimenti che sono tutt'oggi i principali
porti industriali della Sicilia.
Esistono poi degli agglomerati urbani minori sfuggiti al fenomeno della polarizzazione ma sono tutti marcati
da una fortissima specializzazione territoriale e non presentano tutti i caratteri distintivi delle economie
distrettuali: spesso infatti producono solo beni intermedi o di investimento; è privilegiata la produzione su
commessa; sono frenate dall'angusto respiro del terziario locale. Alcuni esempi sono Bronte e Randazzo
(tessile); Giarre e Taormina (alimentare); Caltagirone (ceramica); Còmiso e Pozzallo (lavorazione della
pietra e del marmo).
Ci sono poi degli ostacoli ben più gravi, principalmente rappresentati dalla perifericità geograficae daldeficit
infrastrutturale. Il deficit delle infrastrutture non riguarda solo le grandi reti di collegamento, quelle idriche e
quelle energetiche ma si estende anche alle infrastrutture locali e alla mancanza di aree deputate a nuove
installazioni industriali.
Il settore secondario in Sicilia non sembra passarsela meglio, fotografando una realtà caratterizzata da quasi
57 mila unità locali operanti sul territorio regionale che impiegano oltre 218 mila addetti. Unità equamente
distribuite tra settore manifatturiero (52%) e settore delle costruzioni (39%) e con un rimanente 1% nel
settore estrattivo. Il manifatturiero a sua volta è fatto soprattutto di alimentare, metallo, fabbricazione di
minerali non metalliferi.
In termini di dimensioni di impresa le strutture più grandi sono quelle estrattive, seguite dalle manifatturiere
e delle costruzioni.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 7. L'evoluzione del terziario in Sicilia
L'ARTICOLAZIONE E LE TENDENZE EVOLUTIVE DEL TERZIARIO. Il terziario vede al primo posto,
naturalmente, il settore del pubblico impiego (43,5%) seguito dal commercio, attività immobiliari, noleggio,
informatica e ricerca. Rispetto alla situazione fotografata nel Censimento 1991 si è registrata nel terziario
siciliano una perdita netta di addetti (-1,1%) anche se il numero delle imprese e delle unità locali è cresciuto.
Del tutto positivo è stato poi il comportamento del comparto alberghiero, mentre emerge tra gli altri, per
vivacità di crescita, quello delle attività immobiliari, del noleggio, dell'informatica e della ricerca.
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 8. L'internazionalizzazione della Sicilia
Un cenno va fatto all'apertura dell'economia e della società siciliana ed ai suoi legami internazionali, che
possono essere valutati dagli scambi commerciali e dagli investimenti che riguardano l'estero e dal
movimento turistico e del traffico nazionale ed internazionale dei principali nodi di trasporto. Emerge
innanzitutto che l'apertura dell'economia siciliana verso l'esterno è modesta (1,8% delle importazioni
nazionali e 4,5% delle esportazioni nazionali). Una apertura già scarsa che viene aggravata da una marcata
dipendenza, dipendenza visibile soprattutto nel settore industriale e terziario avanzato. La quasi totalità
dell'export siciliano (il 90%) è costituito da prodotti dell'industria manifatturiera o, nel caso siracusano,
petrolchimico.
Non meno significativi del bassissimo livello internazionale della Sicilia è il capitolo riguardante gli
investimenti esteri in Sicilia e quelli provenienti dalla Sicilia, che si mantengono ancora al di sotto dell'1%
di quelli italiani. L'incidenza dei flussi turistici è invece pressoché inalterata (5% degli arrivi e 4% delle
presenze) con un lieve miglioramento grazie all'apertura in senso culturale dell'industria regionale del
turismo. Alla valorizzazione turistica si ricollega anche la crescente attenzione verso l'ambiente e il
paesaggio, i parchi, le riserve naturali e le altre aree protette, oltre ai parchi letterari .
Gherardo Fabretti Sezione Appunti
Geografia 9. Il trasporto e le funzioni urbane della Sicilia
È innegabile che nonostante i progressi degli ultimi anni, i trasporti all'interno della Sicilia non sono in
grado di assicurare una rapida ed efficace circolazione dei passeggeri e delle merci, privilegiando alcune
aree e direttrici di traffico, per lo più costiere, a scapito delle aree interne, con conseguenze determinanti
sugli squilibri strutturali del sistema urbano.
La mobilità dei passeggeri all'interno del tessuto urbano è affidata principalmente al traffico automobilistico
privato e a quello pubblico, esercitato da autolinee che operano in regime di concessione e che devono fare i
conti con una rete stradale assolutamente carente nonostante costituisca il 10% della rete nazionale.
Il sistema ferroviario presenta poi situazioni ancora più difficili, travagliato da carenze strutturali e problemi
organizzativi, incapace di servire i molteplici centri, specialmente dell'entroterra. I trasporti marittimi hanno
un rilievo del tutto marginale nel movimento passeggeri, nonostante la creazione di nuove reti di navi veloci.
Essendo poi i tempi di percorrenza lunghissimi, l'utenza legata agli spostamenti per affari e per lavoro, si
rivolge prevalentemente al mezzo aereo.
La maggior parte del trasporto merci è ancora effettuato su gomma (88%) lasciando un misero 8% al
cabotaggio marittimo e un 4% a quello ferroviario. È chiaro che le gravissime carenze del sistema
ferroviario, le brevi distanze tra i centri abitati, che esaltano le caratteristiche del mezzo gommato e del
servizio door to door, sono stati fattori determinanti dell'affermazione dell'autotrasporto nonostante i gravi
inconvenienti rappresentati dalla polverizzazione delle imprese di autotrasporto e dalla sostanziale
inadeguatezza delle infrastrutture stradali.
Per quanto riguarda il traffico aereo al primo posto troviamo CT e poi PA. Trapani ha un traffico irrilevante
e l'aeroporto di Comiso è ancora tutto da mettere alla prova.
La geografia urbana della Sicilia, rispetto a vent'anni fa, mostra evidenti trasformazioni, connesse da un lato
ai processi di decentramento demografico e di trasformazione economica, organizzativa e strutturale delle
città maggiori, dall'altro ad una stagnazione se non addirittura ad un arretramento demografico
generalizzato.
Questo però non significa che gli scenari urbani siano privi di nuovi attori o che non emergano nuove
progettualità, anche nelle aree più svantaggiate. Soprattutto CT e PA si sono impegnate ad affrontare temi
come la trasformazione della struttura economica urbana, il coinvolgimento di nuovi attori e il reperimento
di risorse finanziarie indispensabili al rilancio delle capacità attrattive di attività, funzioni e investimenti, la
revisione in chiave sostenibile delle tradizionali azioni di trasformazione della città e del territorio.
In questi anni tra i principali motori della riqualificazione urbana si annoverano processi di cambiamento
strutturale del governo delle città, avviati dall'elezione diretta del sindaco; le nuove forme di intervento
sollecitate dalle direttive nazionali e della UE, che hanno introdotto nuove forme di finanziamento e
sollecitato inediti modelli di cooperazione interistituzionale. Rilevante è stato soprattutto il ruolo dei fondi
strutturali della UE.
Nuovi strumenti di intervento urbanistico come i Programmi Integrati di Recupero e quelli di
Riqualificazione Urbana, stanno cercando, anche se in maniera vaga e confusa, di riqualificare molti
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Geografia ambienti e molti centri.
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